lunedì, settembre 27, 2010

Misuriamo l'inflazione con l'abbonamento del treno

Ecco la storia dell'abbonamento del treno nell'era dell'Euro, escludendo per carità di patria gli abbonamenti del periodo universitario.

Il tragitto è Novara-Milano sul treno più comodo possibile (Intercity o Eurostar).

L'abbonamento è stato fatto dalla stazione più conveniente, generalmente Vignale (quartiere a nord di Novara), oppure Vercelli. Nel caso di Vignale, a quanto è dato di sapere, la discriminante è stato il fatto che il percorso in Piemonte fosse maggiore di quello in Lombardia per pochi km, quindi che venissero applicate le tariffe della regione Piemonte.
  1. Luglio 2007: 47 € di abbonamento base da Vignale + 6.4 € di carta di ammissione bidirezionale IC, totale 53.4 €
  2. Novembre 2007: 51.7 € + 6.4 € = 58.1 €
  3. Febbraio 2008: per la prima volta non è più possibile fare l'abbonamento IC da Vignale, ma si è costretti a farlo da Novara, pagando la tariffa già esistente di 65 € + 6.4 € = 71.4 €.
  4. Marzo 2008: qualcuno si accorge che facendo l'abbonamento IC da Vercelli si paga addirittura meno: 59.4 € + 8 € = 67.4 €
  5. Gennaio 2009: arrivano gli abbonamenti per Eurostar. Gli Eurostar erano treni nuovi, già introdotti da mesi al posto dei vecchi Intercity. Viene introdotta, dopo lunghe trattative, la carta TuttoTreno Piemonte, che per 150 € l'anno garantisce l'accesso su tutti i treni. Ora gli ES* diventano ufficialmente più costosi (aggiungiamo 1/12 della carta TuttoTreno al mese), ma l'abbonamento si può fare nuovamente da Vignale: 51.7 € + 12.5 € = 64.2 €
  6. Febbraio 2009: immancabile, visto anche il "difetto di cassa" del mese precedente, arriva l'aumento dell'abbonamento regionale. 56.4 € + 12.5 € = 68.9 €. Torniamo al disopra dell'ultimo aumento da Vercelli.
  7. Gennaio 2010: la regione Piemonte non trova l'accordo con Trenitalia per la fornitura del servizio ES*. Il percorso dei treni ES 9707 e 9732, che prima andava da Torino a Venezia, viene semplicemente privato del tratto Torino-Milano e viceversa, ma gli orari vengono mantenuti. Fra Torino e Milano vengono reintrodotti i vecchi Intercity, esattamente quelli che erano stati sostituiti nel corso del 2008. Un grande vantaggio è la puntualità della partenza da Milano alla sera. Il tutto si traduce in 88.2 € di abbonamento, che comprende circa 4 € per il privilegio di poter usufruire dei treni regionali, altrimenti inaccessibili con l'abbonamento Intercity (!!!).
  8. Ottobre 2010: tornano gli Eurostar 9707 e 9732. L'abbonamento sale a 97 €, ma per accedere ai regionali bisogna pagare ancora 4 € (!!!) portando il totale a 101.9 €. La puntualità del treno IC già fermo in stazione a Milano di sera diventa ormai solo un ricordo. Ci sarà ancora la carta TuttoTreno?
Dobbiamo fare i conti per vedere a quale tasso d'inflazione corrispondono questi aumenti, o basta l'elenco per avere l'idea? Qual è il tasso di inflazione che viene riportato in televisione?

domenica, settembre 05, 2010

Asus EB1501 come sorgente

Oggi, data la mattinata nuvolosa, ho fatto varie prove con il mio nettop Asus EB1501, un completissimo PC da tavolo facilmente trasportabile, che può rivelarsi una centrale multimediale per il vostro impianto hi-fi e HT.

Per ora ho utilizzato l'EB1501 solo come PC, su cui ho installato anche Linux che funziona perfettamente. Windows 7 fornito col PC è molto completo e facile da utilizzare.

Per ora ho sempre il problema che non sono riuscito ad ottenere un DVD-A da un album in alta definizione di Mari Kodama in formato flac, del tutto simile agli altri due che avevo già acquistato e che funzionano perfettamente nel lettore.
Ho voluto provare quindi il PC come sorgente di audio digitale. Si dà il caso che l'Asus EB1501 sia dotato di uscita ottica digitale Toslink "annegata" nell'uscita audio minijack posteriore. Le utility Asus di Windows permettono di selezionare le caratteristiche dell'uscita fino a 24 bit/96 Khz.
Una volta collegato al DAC, l'EB1501 attiva subito l'uscita digitale, quindi il DAC lo rileva subito, si sincronizza e rimane sincronizzato.

La prova è piuttosto breve. Installo per prima cosa MediaMonkey, una specie di iTunes molto migliorato per Windows; ha la piacevole caratteristica di essere compatibile con i flac ad alta risoluzione e anche gli m4p col DRM di Apple.

Un vantaggio favoloso è la presenza del telecomando, in dotazione come del resto l'adattatore minijack-Toslink, ed è un telecomando grande quanto e anche più di quello di un normale TV. Le funzioni di base (trascinamento, frecce, OK) funzionano bene con MediaMonkey.

L'EB1501, con i suoi 380 euro circa, potrebbe essere la sorgente digitale ideale, economica e tuttofare, ma l'ascolto ha evidenziato un paio di problemi che possono essere tali solo per gli audiofili (tipo me):
  1. L'uscita digitale è asservita a vari controlli di volume (MediaMonkey e anche quello del driver Asus). Ora, io proprio non riesco a capire l'utilità del volume nel dominio digitale, visto che è una caratteristica propria della sezione analogica. Uno deve scrivere del codice apposta per il controllo di volume che, ammettiamolo, è molto semplice nel dominio digitale, quanto inutile.
  2. Il DAC non risincronizzava mai la frequenza in ingresso; ciò significa che l'output dell'EB1501 è sempre a 24/96, anche quando i file originali sono a 16/44 o 24/88, il che significa che l'output è ricampionato. Non si sa come, però; e qui sta il problema. Un DAC audiophile esterno con oversampling sa sicuramente come dare i risultati migliori (a meno di software dedicati sul PC, ma mi viene da sorridere).
L'Asus è quindi ritornato sulla scrivania, dove continua il suo lavoro normale.
Mari Kodama continua il suo viaggio verso un altro DVD-A.

martedì, luglio 27, 2010

Visita alla Chario

Oggi ho preso 3 ore di ferie e sono andato a fare visita alla Chario. Delle 3 ore, però, almeno 2 e mezza le ho passate nel traffico.

Per chi non la conoscesse, Chario è una delle migliori fabbriche di diffusori hi-fi al mondo, almeno secondo chi vi scrive.

La visita era però dovuta a un presunto guasto ai tweeter dei miei diffusori Reference 200T, non certo alto di gamma, ma più che rispettabili. Infatti qualche giorno fa ho acquistato un paio di album ad alta definizione, e ho prodotto il dvd-audio del primo. Ho usato i tool open-source sotto Linux, sbagliando però per disattenzione la directory di lavoro, e includendo quindi nel dvd i file flac originali.
Inserito il dvd nel lettore, tutto bene per il primo brano, mentre il secondo a sorpresa era rumore bianco (a 0 db, penso). La manopola del volume era a non più di 1/3 della corsa, ma il suono da quel momento non mi è sembrato più lo stesso.

Tralascio le varie prove fatte e le differenze, di cui parlerò forse in un post futuro, tant'è che il dubbio di avere danneggiato i tweeter mi assaliva.
Ho contattato la Chario ieri, e gentilmente mi hanno dato la loro disponibilità per stamattina per fare i controlli del caso.

Ho avuto l'occasione di conoscere il titolare Mario Murace, persona gentilissima e disponibilissima, pronta ad ascoltare un cliente come me in preda all'estasi di trovarsi circondato da centinaia e centinaia di diffusori della migliore qualità.

Il risultato dell'analisi al banco è stato ottimo: i due diffusori sono ancora in ottimo stato e perfettamente funzionanti.

Ora continuerò a cercare di capire che cosa è successo all'impianto o al mio udito dopo quel blast di rumore bianco.

domenica, luglio 11, 2010

Il nuovo suono del CD

Durante l'ultimo mese ho fatto poche prove di ascolto, quindi non ci sono clamorose novità sul miglioramento del suono dovuto al rodaggio dei cavi.
Come osservazione aggiuntiva ai post precedenti, posso ricordare che spesso, salendo di un gradino sulla scala della qualità delle elettroniche, si nota maggiormente ciò che viene tolto al suono, piuttosto che ciò che viene aggiunto e che prima non si notava.

Sembra incredibile, ma non sarei il primo ad affermare che il suono del CD è in realtà più grasso di quello che dovrebbe essere, ovvero artificiosamente gonfiato per apparire più gradevole o più aggressivo, a seconda della volontà dei produttori del disco.

L'evidenza di queste affermazioni si ha passando all'ascolto dell'alta definizione. Improvvisamente spariscono una serie di caratteristiche dell'incisione che si davano per scontate svaniscono o vengono ricollocate nello spazio.

L'analogia potrebbe essere il passaggio da un lettore CD economico a uno di fascia medio-alta: solitamente i CD economici tendono ad "urlare", ovvero a portare in primo piano tutti gli esecutori, indipendentemente dalla collocazione spaziale, appiattendo quindi la scena sonora.
Più aumenta la qualità, più la scena sonora si fa definita e molti suoni passano in secondo piano, dando quella senzazione di "dimagrimento" del suono, che in realtà è semplicemente maggiore fedeltà.

La differenza è che, con l'alta definizione, ciò accade anche a parità di sorgente, ovvero di DAC nel nostro caso: basta alimentare il DAC con due versioni a risoluzioni diverse dello stesso brano.
Personalmente ho provato con "Got to get you into my life" in Retrospective di Christy Baron (Chesky), di cui disponevo della versione a 16/44 su un sampler ricavato dallo stesso identico master a 24/96.
Ieri ho ascoltato tutto lo Schiaccianoci nella versione Philips, a suo tempo considerata audiophile. Nulla da fare: dopo gli ascolti hi-def, tornare al vecchio CD risulta molto difficile.

Anche il mitico Star Tracks di Telarc, registrato agli albori della tecnica digitale con il Sony PCM 1610, uno dei migliori album esistenti, comincia a mostrare i segni del tempo, resi più evidenti dalle nuove tecnologie, in particolare per i segnali a bassa intensità.

mercoledì, giugno 16, 2010

Il suono dei cavi digitali

Nel mio viaggio nell'alta risoluzione audio non avrei mai pensato di imbattermi in un vecchio tema che non avevo mai affrontato: la qualità delle connessioni digitali.
La configurazione stabile della mia nuova sorgente DVD-Audio prevedeva una connessione con cavo digitale ottico al DAC esterno, come era sempre avvenuto per il lettore CD che disponeva solamente dell'uscita Toslink.

Leggendo in giro, e attingendo a qualche nozione di hi-fi che mi sarà capitato di leggere anni addietro, ho ipotizzato che passare al cavo SPDIF coassiale avrebbe migliorato, seppure di poco, la qualità sonora, o meglio che avrebbe eliminato eventuali difetti del cavo Toslink.

Faccio quindi un giro su ebay, e mi imbatto nei cavi Belkin. Ora, prima che inorridiate all'istante, i cavi Belkin vengono prodotti in due serie delle quali la Silver è quella di migliore qualità.
Nonostante Belkin sia un produttore di hardware che ruota attorno all'home networking, i cavi per audio-video sembrano fatti veramente bene per quel che costano - almeno su ebay, in Italia costano non poco.
Ho ordinato quindi un cavo digitale coassiale e una coppia di RCA per il collegamento analogico tra DAC e amplificatore, per sostituire i vecchi Monster cable, da utilizzare su altri apparecchi.

Per inciso, i cavi analogici hanno le freccette stampigliate che indicano il "verso" del segnale, ovvero una delle loro estremità deve essere collegata esclusivamente alla sorgente e l'altra esclusivamente all'amplificatore, e non viceversa. Mi sarei aspettato, intuitivamente, che la direzionalità del cavo al massimo fosse valida per il cavo digitale, che ha a che vedere con frequenze decisamente più elevate di quelle audio. È naturale inoltre che i problemi di trasmissione aumentano all'aumentare della frequenza del segnale.
Approfondiremo anche questi aspetti.

Appena arrivato il cavo coassiale, ho provveduto a sostituire subito l'ottico, senza preoccuparmi più di tanto, perché sapevo che avrebbe suonato più o meno come prima, se non meglio. Ho sostituito anche i cavi analogici.
Con mia grande sorpresa, però, alle prime note del pianoforte di Mari Kodama mi sono accorto che il suono straordinario del DVD-Audio era andato perso; mi sembrava di essere ritornato a un vecchio CD.

Ebbene, dopo un'intera serata di prove di ascolto e dopo avere commutato tra ottico o coassiale una ventina di volte il risultato è stato che la migliore qualità sonora l'ho sempre ottenuta con la connessione ottica.
Col CD non c'è differenza, praticamente nemmeno nei confronti dei convertitori interni, ma quando si sale di frequenza le cose cambiano molto.

Il suono del cavo coassiale è risultato da subito più cupo, l'immagine sonora molto ridotta, la microdinamica insufficiente.
Con il cavo ottico ero ormai abituato a sentire addirittura la pianista che si muoveva suonando e modificava in qualche modo il suono ricevuto dai microfoni.
Le motivazioni, secondo la letteratura "classica" sull'argomento, possono essere due: il jitter e (tenetevi forte) il rodaggio del cavo.

Vedremo più avanti il rodaggio del cavo coassiale e le ulteriori prove di ascolto.

domenica, giugno 13, 2010

Nuova sorgente digitale: il DVD-Audio

Dopo le piccole disavventure con il Netgear 9100, incapace di fornire un'audio digitale corretto a 88 Khz, ho deciso di passare a un lettore multiformato. Il Netgear rimane comunque eccellente per tutti gli usi video e per i 44 o 96 Khz.

La scelta è andata sul lettore Cambridge Audio DVD99, un multiformato attualmente in vendita, massima espressione dell'era DVD, per quanto riguarda le possibilità di lettura e di decodifica. Naturalmente l'audio digitale compresso delle colonne sonore non conta ai fini di alta fedeltà, mentre conta molto di più la capacità di leggere tutti i formati ad alta risoluzione, DVD-Audio e SACD.

Il mercato dei DVD-Audio è praticamente inesistente da anni, persino inferiore a quello dei SACD, già di modestissime dimensioni, e probabilmente prossimo alla scomparsa totale.
Ciononostante, avendo ormai intrapreso la strada della musica liquida ad alta definizione, il formato DVD-A ritorna molto utile: è infatti possibile eliminare del tutto il player multimediale (tipo il Netgear) come sorgente digitale e utilizzare un software di masterizzazione di DVD-Audio, DVD-Audio solo, per tutti i contenuti fino a 24 bit e 192 Khz.

Ora, l'entrata digitale del mio DAC non supporta più di 108 Khz, ma si dà il caso che la quasi totalità della musica liquida ad alta definizione arrivi al massimo a 96 Khz, anche per questioni di dimensioni del download; i DAC interni del DVD99 supportano comunque i 192 Khz, in caso di necessità.
Le prime prove di ascolto, però, sono di gran lunga a favore del DAC esterno, in quanto macchina di tutt'altra levatura rispetto al DVD99.
Sorprendentemente, il DAC Musical Fidelity A3/24 si è rivelato un acquisto resistente al tempo e al progredire della tecnologia, quando sembrava che tutto portasse all'adozione del Super Audio CD come standard del futuro. Lo stream di dati a 1 bit del SACD, il DSD, avrebbe reso presoché inutile il mio DAC esterno.

Il DVD99 è anche un player SACD, anche se non dispone di convertitori DSD, ma decima il segnale DSD in ingresso a 24 bit e 192 Khz, per poi inviarlo ai convertitori.
La soluzione non è per niente disprezzabile, ma per ora gli ascolti hanno deluso molto. Per ora possiedo solo 2 SACD, di cui solo uno audiophile, ma del secondo conosco bene il layer CD, ottimo, e quindi posso fare confronti.

HDracks, da cui mi rifornisco di musica "liquida", pubblica le registrazioni ad alta risoluzione a 24 bit e 96 Khz, tranne per la musica derivante da SACD, che viene pubblicata secondo lo standard 24 bit 88 Khz, frequenza multipla intera del 2.82 Mhz del SACD.
Ho acquistato un paio di album (uno e due) di Mari Kodama su Pentatone, alcune sonate di Beethoven per pianoforte, che letteralmente spazzano via qualunque registrazione simile sentita su CD.

martedì, maggio 18, 2010

Audio ad alta definizione: il mercato

Nella scorsa puntata abbiamo visto come l'utilizzo di un media player adeguato permette di avere una sorgente digitale di tutto rispetto.
In più potremmo dire che, con l'alta definizione audio, la sorgente è divisa in due parti, una totalmente digitale e una in parte analogica.

La sorgente digitale HD richiede uno schermo, grande o piccolo, ma comunque più grande del classico display di un lettore CD. Bisogna infatti tenere conto che generalmente la musica sarà organizzata in un albero di directory analogamente ai file in un PC. Col media player, dunque, ci si deve quindi appoggiare al monitor TV. In alternativa, i moderni notebook sono abbastanza silenziosi da essere inseriti in una catena hi-fi, sempre che all'improvviso non parta una ventola, oppure si parla di HTPC.
In assenza di tutto ciò, la connessione wi-fi permette di accedere ai file condivisi di un computer o NAS ubicato in una stanza lontana dal punto d'ascolto. Aggiungo che, dalle prove che ho fatto, la velocità di trasferimento di una rete wi-fi "G" è ampiamente sufficiente per assicurare un flusso di dati continuo verso il media center; certamente una rete "N" è migliore da tutti i punti di vista. Ho notato anche come i client wi-fi "N" si comportino meglio dei client "G" nelle reti G, ma dovrei fare test appositi; per ora si tratta di sensazioni.
In alternativa è possibile utilizzare una coppia di adattatori ethernet-rete elettrica.

La sorgente analogica è il DAC vero e proprio, capace di generare un segnale analogico a fronte di un ingresso digitale sincrono; in pratica ciò che sta a valle della classica connessione Toslink o coassiale o addirittura AES/EBU.

Il mercato hi-fi si sta comunque muovendo. In ambito wi-fi sono disponibili media player piuttosto costosi, che però sono indipendenti dal PC.
Recentemente ho trovato un delizioso DAC della Cambridge Audio, il DacMagic, che nell'ultima versione è un concentrato di connettività digitale e feature da fare invidia a esemplari molto più costosi. Certo è improbabile che convenga cambiare il DAC a chi ne è già in possesso, specialmente se di alto lignaggio; io comunque lo prenderei in considerazione, se non altro per la connettività, per l'input diretto da USB, e per le lucine che segnalano il tipo di stream in ingresso :-). La presenza di uscite bilanciate è un notevole plus per chi ha entrate pre corrispondenti.
Il "limite", se di limite si può parlare, è l'entrata a 96 Khz invece che a 192 Khz, come dettava lo standard mancato DVD-Audio.

La moda attuale prevede piccoli convertitori attaccati direttamente a una porta USB del computer. Io la trovo una soluzione che alla bassa qualità quasi certa aggiunge un'estetica e un'ergonomia molto discutibili. L'ideale sarebbero i media server, ma attualmente la quasi totalità viene progettata per applicazioni video, in cui la parte audio è molto trascurata. Se non altro gli standard video delle ultime generazioni prevedono l'audio fino a 24/192, quindi come effetto collaterale la maggior parte dei media player dovrebbe sia mandare all'uscita digitale l'audio LPCM HD, sia convertire l'audio HD in analogico tramite le uscite stereo; con l'ultima soluzione ci si deve però accontentare di un DAC interno non certo di alto livello, quindi di per sé incompatibile con gli scopi che dovrebbe avere l'audio HD.

L'unico media player non esplicitamente di gamma medio-alta di cui sia venuto a conoscenza è quello della gamma Sonos, a cui però manca l'essenziale requisito di supportare l'audio ad alta definizione.

Ma allora non c'è un player universale? In teoria sì, ed è il buon vecchio PC. Per fare un esempio, un semplice portatile con chipset Intel High Definition Audio supporta praticamente qualsiasi sorgente audio e video. Il problema è ovviamente in fase di conversione, in quanto l'ambiente del PC è per costruzione elettricamente molto rumoroso e non certo dotato di componenti e circuiteria di prim'ordine, come si richiede in ambito audiophile (altrimenti dello stream HD che ce ne facciamo?).

lunedì, maggio 10, 2010

Audio ad alta definizione: nuovo hardware

Nella scorsa puntata ho descritto le prime prove con i primi file ad alta definizione reperiti su internet.

Ho sentito la necessità di acquistare una nuova "sorgente" perché il media player che utilizzavo ha esclusivamente un'uscita digitale ottica Toslink, che mi occupava l'unica entrata ottica del DAC, prima occupata dal lettore CD.
In questo modo non potevo più ascoltare il CD, quindi o acquistavo una nuova meccanica con uscita coassiale, oppure un nuovo media player con la stessa uscita.

La scelta è andata sul Netgear EVA9100, un media player sulla carta molto completo e sufficientemente recente, che avesse la fatidica uscita digitale coassiale.
L'EVA9100 esternamente è fatto molto bene, dà la sensazione di robustezza, buoni materiali e cura per i dettagli. Alla prova pratica è abbastanza completo, anche se l'interfaccia soffre un po' della volontà di essere a tutti i costi utilizzabile da chiunque, anche da chi dovrebbe tenersi lontano da questi oggetti.
In ultima analisi, il prezzo superscontato che ho trovato online mi ha convinto definitivamente ;-). Inoltre con Netgear mi sono trovato sempre bene, specialmente per quanto riguarda gli aggiornamenti. A proposito degli aggiornamenti firmware, oltre alla puntualità garantita dal supporto di una grande azienda multimediale, c'è il rovescio della medaglia: una volta che il prodotto è stato sostituito dal prodotto successivo più evoluto, il supporto del firmware va diminuendo rapidamente fino ad annullarsi.

Ho collegato l'EVA al DAC tramite un cavo tipo RG59 della all4u a doppia schermatura da 5 metri (!). È stato necessario un cavo così lungo perché l'EVA è finito nel mobiletto della tv e non in quello hi-fi, visto che comunque l'EVA serve soprattutto per il video. Questo cavo non ha niente di particolare, tranne la lunghezza e la doppia schermatura più OFC per il conduttore centrale. La mia maggiore preoccupazione è che non arrivasse il segnale corretto al DAC, ma a quanto pare funziona tutto fino a 192 Khz.
Per quanto riguarda il jitter, ovvero la distorsione sull'asse temporale dei campioni digitali, mi pare che il DAC MF A3/24 abbia un buffer in ingresso e faccia il reclocking dei dati, quindi non c'è da temere.
I file arrivano all'EVA tramite rete wi-fi. L'adattatore si deve comprare separatamente. Questa è una scelta veramente pessima da parte di Netgear, in quanto l'EVA9150, uscito mesi prima del 9100 e che ha solo l'HD interno in più, ha già il wi-fi integrato. Questi sono i tipici risparmi sui costi di produzione che non valgono il risparmio che garantiscono.
L'EVA supporta i file flac, quindi non è necessario convertirli preventivamente in wav, anche se per ora ho il sospetto che sia meglio convertirli.

Il suono è eccellente. Con l'audio ad alta definizione sembra di avere un altro impianto, e a dire il vero anche un'altra stanza!

Nella prossima puntata vedremo come si può migliorare ulteriormente l'impianto grazie a quanto offre attualmente il mercato.

PS: ho purtroppo verificato più volte che c'è qualche problema con l'EVA e i file a 24 bit/88 Khz. Dopo pochi secondi di riproduzione, improvvisamente il suono viene disturbato da microinterruzioni, come se fossero perdite di dati. Nessun problema con il vecchio Trexstor. Ho contattato il supporto Netgear, vedremo che cosa combinano.
Nel frattempo ho ascoltato un nuovo disco HD che ho comprato (24/88) di pianoforte tramite il Trexstor e l'entrata digitale ottica: molto buono. Finito l'ascolto, ho provato ancora l'EVA via coassiale... mi è sembrato enormemente meglio! Purtroppo il difetto dei disturbi perdura, quindi non sono potuto andare oltre una ventina di secondi di musica.

martedì, maggio 04, 2010

Alta definizione audio: internet

Nella scorsa puntata abbiamo visto che cosa mi ha spinto ad interessarmi di audio ad alta definizione e come ciò sia partito da un'esigenza personale e abbastanza datata: le registrazioni dei concerti.

Una volta riuscito ad ottenere una catena audio capace di riprodurre HDA, mi sono guardato in giro su internet alla ricerca di eventuali siti che vendessero musica HD. Dopo un po' di ricerche ho trovato HDtracks, un progetto Chesky Records, nota etichetta audiophile. Subito incuriosito dai prezzi, volevo scaricare un paio di brani di esempio, ma ho notato che era impossibile farlo per utenti al di fuori degli USA. Era impedita per cominciare la registrazione, che non accettava la mia e-mail sul dominio email.it.
A quel punto ho immaginato che l'interfaccia controllasse il ".it" finale, limitando ai ".com" o simili domini prevalentemente USA la registrazione. Infatti, disponendo di un indirizzo e-mail con suffisso ".com", la registrazione è andata a buon fine.
Nella form dei dati personali ho tralasciato di indicare l'indirizzo, men che meno la nazionalità, ovviamente. Un altro possibile blocco a livello sistemistico per utenti non USA è il controllo dell'emittente della carta di credito, il cui codice è contenuto nei numeri della carta stessa.
Visto che si poteva pagare con Paypal ho pensato che, utilizzando il mio indirizzo ".com" per pagare, si saltassero i controlli sulla nazionalità perché il venditore non viene a conoscenza del numero di carta comunque. Infatti sono riuscito a portare a termine un paio di acquisti di prova.

HDTracks ha una sezione ad alta definizione 24/88 o 24/96. Ho acquistato due brani abbastanza lunghi da poter valutare con calma la bontà della soluzione.
Girando su internet ho trovato che il sito della 2L, un'etichetta norvegese audiophile, che ha un'intera pagina dedicata a sample hd utilissimi, da 96 a 192 Khz per flac/wav e addirittura master DSD e DXD (24/352.8!).

I risultati variano da molto buono a eccellente, come al solito in dipendenza dalla registrazione. Ad esempio la sonata 32 di Beethoven della 2L è quanto di meglio io abbia sentito dal mio impianto per quanto riguarda il pianoforte.
Bisognerebbe avere i brani anche a 16/44.1 (standard CD) per fare confronti, anche se è possibile produrli attraverso il PC e un buon programma di conversione.
Colpisce subito la timbrica, consistente a tutte le frequenze. La scena sonora è molto ampia. Ogni strumento è maggiormente identificabile come posizione, e rimane sempre ben distinguibile dagli altri. La sensazione generale è la stessa che si prova quando, ascoltato un lettore CD economico, si passa ad un lettore di gamma alta. Il grande vantaggio di usare un DAC nei confronti bassa/alta risoluzione, però, è che la parte di conversione D/A rimane invariata e quindi il confronto è molto più affidabile.

Nella prossima puntata vedremo quali modifiche hardware ho pensato per il mio impianto in funzione dell'alta definizione audio e parlerò di ulteriori ascolti.

domenica, maggio 02, 2010

Alta definizione audio: gli inizi (per me)

Come potrete aver intuito da questo blog, sono appassionato di registrazione audio di eventi dal vivo, preferibilmente concerti di musica acustica.
Possiedo un registratore palmare Zoom H4, capace di una risoluzione massima di 24 bit a 96 Khz. Ovviamente tale risoluzione è sovrabbondante sia per la qualità dei microfoni interni (a meno di usarne di esterni, ma in tal caso il registratore non è più molto "palmare"), sia per la destinazione classica della registrazione, ovvero l'incisione su CD.
Ciononostante i risultati migliori si ottengono registrando a 24 bit e 44.1 Khz, ottenendo il miglior compromesso tra qualità sonora e spazio occupato dai file. La scelta della frequenza di campionamento, uguale a quella del CD, è scelta in modo da evitare la conversione di frequenza da 96 o 48 Khz, che inevitabilmente fa perdere qualità. I 24 bit, inoltre, consentono di avere una tolleranza di definizione che permette di minimizzare la perdita di qualità negli interventi di elaborazione successiva.

Le registrazioni da me effettuate dal vivo sono sempre state riversate su CD con esiti talvolta molto soddisfacenti. Rimane il fatto che la conversione finale a 16 bit delle tracce pronte per l'ascolto ha sempre determinato una leggera perdita di qualità, nonostante l'applicazione del dithering e il noise shaping. Giorni fa, però, mi è venuta un'idea.

Tempo fa avevo acquistato un media center della Trexstor per vedere sulla tv i filmati che ho su PC. Tale oggetto, ottimo come aspetto esteriore, prezzo e connettività wi-fi inclusa, molto grezzo invece come software, si è rivelato una delusione per la riproduzione video per la mancanza del decoder h264 (ben nascosta sulla confezione), ed è quindi rimasto poco utilizzato per mesi.
Il media center è dotato di un'uscita ottica Toslink, presumibilmente abilitata ai 24 bit e 192 Khz che dovrebbero rappresentare la qualità massima di campionamento nell'ambito DVD-video e del defunto DVD-audio. Ho pensato di collegare il media center al mio DAC Musical Fidelity A3/24, dotato di entrate Toslink (ottica) e SPDIF (coassiale) che accettano segnali fino a 24 bit e 108 Khz. Il DAC è del tipo a sovracampionamento fino a 24 bit e 192 Khz, e sospetto che sia dotato di reclocking del segnale di ingresso.

Ebbene, i risultati sono stati ottimi! Finalmente potevo ascoltare i le mie registrazioni con la risoluzione nativa. Ma allora, mi son detto, vediamo se si può fare qualcosa per ascoltare la mia musica preferita a risoluzione maggiore di quella del CD. Era da tempo che non curiosavo online per seguire il mercato dell'audio, infatti sono rimasto sorpreso da ciò che ho trovato in rete.

Nella prossima puntata (entro una settimana) vedremo come è continuata la vicenda.